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Il governatore Luca Zaia riceve il generale del GdF Antonino MaggioreAntonino Maggiore

Il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha incontrato oggi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia, il Generale della Guardia di Finanza Antonino Maggiore. Maggiore ha lasciato il Comando del Reparto Regionale del Veneto per assumere l’incarico di Direttore dell’Agenzia delle Entrate. Zaia e Maggiore si sono intrattenuti a colloquio sui principali temi di attualità. Il Governatore ha ringraziato l’Alto Ufficiale per il lavoro svolto nel Veneto e gli ha rivolto i suoi auguri per il nuovo, importante, incarico a livello nazionale.

Politica – Donazzan e Giorgetti (FI – Alleanza per il Veneto): “Reintroduzione leva obbligatoria: contro un inutile ostruzionismo, il nostro ordine del giorno da approvare nei comuni veneti a sostegno della proposta di legge”.

A sostegno del Progetto di legge statale n. 37 per la reintroduzione della leva obbligatoria, l’Assessore regionale Elena Donazzan e il Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto Massimo Giorgetti (relatore in aula dell’iniziativa legislativa, primo firmatario Gianpaolo Bottacin) intervengono con un ordine del giorno indirizzato ai comuni “in risposta – si legge in una nota – all’ostruzionismo delle opposizioni che nei giorni scorsi, con numerosi emendamenti, ne avevano bloccato la discussione in Aula”.
“Sempre più Stati membri dell’Unione Europea – affermano Donazzan e Giorgetti – si stanno esprimendo sul ripristino di un servizio di leva obbligatoria: Svezia, Germania e pure la Francia socialista di Macron. In Veneto invece una proposta di buonsenso Nazionale è in queste ore oggetto di livore e polemiche proprio da chi, in ogni occasione pubblica ed in particolare in questo Centenario dalla Grande Guerra, è solito spendere plausi e ringraziamenti per ciò che le Forze Militari e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma rappresentano per la nostra Regione e per l’Italia tutta”.
“L’ho detto e lo ripeto – ribadisce Donazzan – chi ostacola la discussione di questa Proposta di Legge tradisce la storia d’Italia e della nostra Regione, svilisce l’impegno di migliaia e migliaia di volontari, della loro operosità nelle comunità e dei tanti appartenenti la Protezione Civile che ad ogni calamità rispondono con un Sì, spesso indossando proprio quel cappello da Alpino ricordo del servizio di leva. L’Italia migliore, l’Italia solidale, l’Italia fraterna, è quella nata in quei mesi di servizio alla Patria, che noi ora vorremmo riproporre sotto una nuova e moderna veste”.
“Crediamo sia necessario che i nostri giovani – dichiara Giorgetti – prestino un servizio militare o civile universale e obbligatorio per tutti, nell’interesse della Patria, a difesa della libertà e della sovranità, e che risponda agli attuali bisogni della nostra comunità. Questo progetto di legge sulla leva obbligatoria non ha l’ambizione di sostituire le scelte personali e professionali di chi vuole fare il militare di professione, bensì vuole contribuire a sviluppare un sentimento nazionale condiviso e la consapevolezza di appartenere ad una unica storia e ad un unico destino”.
“Abbiamo trasmesso ai Sindaci e agli Amministratori veneti un ordine del giorno da approvare nei singoli Consigli Comunali: questo per far sì che la voce di pochi non prevalga su un volere comune diverso e sulla consapevolezza collettiva che, ripensando un servizio obbligatorio dei giovani anche nelle forze armate, si contribuirebbe ad alimentare un rinnovato senso di appartenenza alla Nazione ed una educazione al dovere e al servizio della Patria che portano a maggior disciplina e ad un più attivo concetto di cittadinanza” concludono Donazzan e Giorgetti.

Ponte storico della Priula, nove milioni e trecento mila euro per risanarlo

VENETO, ANAS: PROSEGUONO I LAVORI DI RESTAURO, CONSOLIDAMENTO E ADEGUAMENTO DIMENSIONALE DEL PONTE STORICO DELLA PRIULA A SUSEGANA, IN PROVINCIA DI TREVISO

Oggi il sopralluogo presso l’area di cantiere del Presidente della Regione Veneto Zaia e l’AD di Anas Armani · gli interventi sono iniziati il 30 maggio in concomitanza con l’apertura al traffico della viabilità alternativa · ultimati gli interventi di consolidamento delle pile Susegana.

7 settembre 2018 (FPA2000)
Si è svolto oggi un nuovo sopralluogo presso l’area di cantiere dove sono in corso i lavori di restauro conservativo, consolidamento fondazionale ed adeguamento dimensionale del ponte della Priula a Susegana, in provincia di Treviso, lungo la statale 13 “Pontebbana”.
Gli interventi sono iniziati il 30 maggio in concomitanza con l’apertura al traffico del percorso alternativo che ha consentito di dirottare la circolazione dal ponte storico lungo il greto del Piave e sulla struttura “Bailey”, realizzata appositamente per permettere il collegamento fra le sponde del fiume. Presenti il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, l’Amministratore Delegato di Anas Gianni Vittorio Armani, il Presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon, il sindaco di Nervesa della Battaglia Fabio Vettori e il sindaco di Susegana, Vincenza Scarpa.
I lavori attualmente in corso sono parte del progetto di intervento sul ponte storico della Priula, infrastruttura dei primi del Novecento della lunghezza di 430 metri, composto da 20 arcate sostenute da 21 pile che suddividono l’opera in 20 campate. Una estesa campagna di indagini ha messo in luce la necessità di intervenire sulla struttura che è interessata dell’erosione naturale dell’alveo del fiume, con un focus, in particolare, sulle pile, gli archi, e i parapetti laterali che si presentano in uno stato precario di conservazione.
La somma stanziata per l’intero corpo degli interventi ammonta ad un totale di circa 9 milioni e trecentomila euro, di cui 1 milione e trecentomila per la realizzazione della viabilità alternativa.
“L’avviamento dei lavori – ha commentato il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – per il restauro e consolidamento dello storico ponte sul Piave della Pontebbana è un intervento importante, atteso da anni, vitale per i collegamenti nel triangolo economico del Nordest. Il cantiere, avviato tre mesi fa dopo aver superato con successo l’esame della Sovrintendenza per l’autorizzazione paesaggistica, ha posto in essere un sistema di viabilità alternativa con un nuovo ponte bailey: mi auguro che gli inevitabili disagi siano limitati nel tempo ed evitino il più possibile penalizzazioni a cittadini e transiti.
L’impegno della Regione con Anas è massimo per il pieno rispetto del cronoprogramma previsto, in modo che presto Susegana e Nervesa tornino ad essere collegati dalle arcate del ‘monumento’ nazionale che, per i veneti e l’intero paese, è uno dei simboli della fine della Grande guerra di cui quest’anno celebriamo il centenario”. pag. 2 “Siamo tornati a distanza di tre mesi dall’ultimo sopralluogo – ha spiegato l’AD di Anas Gianni Vittorio Armani – per presentare i lavori attualmente in corso sul ponte storico della Priula.
Nel frattempo, la viabilità alternativa che abbiamo realizzato con un progetto ambizioso, sta consentendo ai cittadini e alle imprese di bypassare la statale Pontebbana senza disagio, peraltro con la soddisfazione degli enti locali. I lavori sul ponte storico procedono e contiamo di consegnare al territorio un’opera rinnovata, più sicura e dotata di una viabilità ciclopedonale”.
Per quanto riguarda gli interventi preparatori, è stata ultimata la bonifica bellica dell’area di cantiere che ha portato alla luce 84 ordigni bellici di varie tipologie e che ha richiesto, con la fase di definizione dei materiali di restauro concordata con la Soprintendenza della provincia di Treviso, un tempo di lavoro di circa 410 giorni, cui si sommano i 630 giorni necessari alla realizzazione della viabilità provvisoria e all’esecuzione dei primi interventi di consolidamento delle fondazioni.
Per quanto riguarda la pista provvisoria, l’opera principale realizzata è appunto il ponte tipo “Bailey”, in acciaio e della lunghezza di circa 120 metri, suddiviso in tre campate, che poggia su due pile alte 4,5 metri e grazie al quale è possibile attraversare il fiume Piave disimpegnando dal traffico il ponte storico. Il progetto di adeguamento dimensionale prevede un allargamento complessivo della sede stradale di circa 3,20 metri con uno sbalzo di 1,60 metri da entrambi i lati del ponte. La nuova sezione sarà quindi composta da due carreggiate di 3,75 metri, oltre che da banchine e barriere laterali.
L’impalcato terminerà inoltre con una pista ciclabile laterale per ogni senso di marcia ed è previsto il riposizionamento del parapetto originario costituito da elementi metallici intervallati da pilastrini in cemento armato. Le lavorazioni proseguiranno con la demolizione dell’attuale sede stradale e con la realizzazione di una struttura mista in acciaio e calcestruzzo, una sorta di “ponte nel ponte”, che consentirà di aumentare il livello di resistenza dell’intera struttura.
Per quanto riguarda il consolidamento, il progetto prevede il rinforzo delle pile mediante la realizzazione di colonne terreno consolidato armate che prevedono appunto l’iniezione nel terreno di materiale cementizio tramite la tecnologia jet grouting. Per quanto concerne il rafforzamento delle fondazioni del Ponte sono stati eseguiti interventi di cerchiatura per mezzo del posizionamento di micropali alla base di n. 5 pile mentre per le restanti pile verranno posti in opera delle gabbionate opportunamente dimensionate.
E’ previsto inoltre il miglioramento del comportamento sismico della struttura che sarà ottenuto mediante l’installazione di nuovi isolatori oleodinamici finalizzati ad assorbire e dissipare l’eventuale picco di energia generato da una scossa tellurica. E’ in corso il rinforzo strutturale delle pile con avanzamento pari al 30% del totale, sono stati quasi interamente rimossi i parapetti del Ponte Storico ed è iniziato il trasporto in stabilimento per il loro restauro per il successivo rimontaggio a struttura finita.
Sono state inoltre avviate le lavorazioni per la costruzione del nuovo impalcato metallico in acciaio corten che sarà poggiato direttamente sulle pile consolidate. La fase attuale di adeguamento dimensionale dell’impalcato e il risanamento e restauro del ponte della Priula richiederà ulteriori 270 giorni circa di lavoro, cui seguirà l’apertura al traffico.

P.S.
“il risanamento e restauro del ponte della Priula richiederà ulteriori 270 giorni circa di lavoro, cui seguirà l’apertura al traffico”.
La rotatoria “Mbc Donald della circonvallazione di Castelfranco ha un programma di 300 giorni. Il prestigioso Hotel Excelsior del Lido di Venezia è stato costruito, chiavi in mano in 540 giorni, cioè un anno e mezzo. C’è qualcosa che non quadra nelle opere pubbliche molte volte sub appaltate da ditte con residenze a mille km dal Veneto, sul tallone dello stivale.

Fracasso (PD): “Gruppi regionali PD Veneto, Lombardia ed Emilia rilanciano impegno per regionalismo differenziato”

Jacopo Robusti, called Il Tintoretto
Italian, Venetian, 1519—1594
The Contest between Apollo and Marsyas, c. 1545
Oil on canvas; 55 x 94 1/2 in.
Wadsworth Atheneum Museum of Art
The Ella Gallup Sumner and Mary Catlin Sumner Collection Fund, 1950.438

“Tanti annunci, ma alla prova dei conti pochi fatti. Sull’autonomia serve un deciso scatto in avanti: si riparta dalla preintesa raggiunta col precedente governo per dare finalmente concretezza a quelli che fino ad oggi sono stati solo slogan. Per questo ci rivolgiamo al segretario Martina che, da bergamasco, conosce le ragioni di una autonomia responsabile e solidale. Se Lega e M5S tradiscono le attese del Nord, sia il Pd a farsene carico”. Così il Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto Stefano Fracasso spiega il senso della lettera che i gruppi regionali del Partito Democratico di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno scritto al segretario dem Maurizio Martina e ai capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, per rilanciare l’impegno del Pd per il regionalismo differenziato, a partire dalle pre-intese siglate con il Governo Gentiloni.

La lettera, firmata da tutti i consiglieri Pd delle tre Regioni, ribadisce “il valore di un’autonomia del decentramento e della prossimità, nel quadro nell’unità della Repubblica e della solidarietà nazionale, ricordando che il regionalismo differenziato era stato inserito in Costituzione su iniziativa del Centrosinistra. Ma il percorso di riconoscimento di maggiore autonomia, dopo le valenze isolazioniste e populiste con cui la Lega ha caricato tali iniziative, è ora frenato dal nuovo contesto politico, segnato da evidenti contraddizioni tra spinte liberiste (flat tax) che guardano al nord e proposte assistenzialistiche (reddito di cittadinanza) rivolte al sud, alle quali occorre contrapporre le capacità di autogoverno delle autonomie locali, la piena responsabilizzazione della politica nei territori e la capacità di relazione con contesti sociali ed economici differenziati che esprimono domande di governo specifiche”.

“La realtà – aggiunge Fracasso – è che l’autonomia non sembra essere tra le priorità dell’attuale maggioranza di governo che dimostra anzi un deciso profilo nazionalista e centralista. Per questo chiediamo al Pd di prendere l’iniziativa per portare fino in fondo il percorso dell’autonomia. Solo così possiamo rispondere alle aspettative del Nord che la Lega di Salvini e i Cinque Stelle stanno tradendo”.

Senti chi parla!

Pedemontana: il rendimento contestato

SUPERSTRADA PEDEMONTANA VENETA: PUNTUALIZZAZIONE DELLA STRUTTURA DI PROGETTO SUL RENDIMENTO PER IL CONCESSIONARIO

Soltanto un’affrettata lettura del Terzo Atto Convenzionale e una scarsa conoscenza e approfondimento dei meccanismi regolatori e di concessione, possono aver indotto oggi un quotidiano veneto a una serie di valutazioni del tutto astratte e fortemente inesatte sul “rendimento” per il concessionario della Superstrada Pedemontana Veneta.
Rendimento che non è al 33%, come scritto, ma si colloca a livello assai inferiore a quello di Autostrade, per una serie di banali ed evidenti motivazioni che sarebbe stato facile approfondire: esso è pari infatti all’8,89 per cento come TIR (Tasso Interno Rendimento) di progetto e pari al 12,95 per cento come TIR dell’equity.
In particolare l’investimento netto per la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta è pari al costo per le opere, 2,258 Miliardi di Euro, cui devono aggiungersi l’IVA ed gli oneri finanziari durante la costruzione e varie riserve obbligatorie. L’investimento complessivo ammonta a circa 3,2 Miliardi di Euro. Tale fabbisogno finanziario è erogato in parte attraverso il contributo pubblico in conto costruzione ed in parte attraverso il finanziamento che fa il privato.

Nel particolare il privato di Pedemontana Veneta mette a disposizione le seguenti risorse:

* Equity: € 430.000.000

* Fin. Mezzanino: € 350.000.000 (€ 250.000.000 nel PEF contrattuale)

* Fin. Senior: € 1.221.000.000 (€ 1.150.000.000 nel PEF contrattuale)

* Fin. Iva: € 290.000.000 (€ 300.000.000 nel PEF contrattuale)

*TOTALE: 2.291.000.000 (€2.130.000.000 nel PEF contrattuale)

Tale importo viene restituito e remunerato attraverso la gestione della infrastruttura. Cosa significa? Che ogni anno di gestione produce della cassa, che è data dai Ricavi (ossia l’incasso del canone di disponibilità), a cui sono sottratti i costi di gestione (le manutenzioni e la gestione vera e propria), le imposte ecc. Per tale ragione non hanno significato i commenti fatti sulla marginalità operativa. Tale importo è quello che serve per restituire e remunerare l’investimento.
La cassa netta che si produce deve essere in grado di restituire e remunerare il capitale complessivo investito. Fra gli allegati al PEF pubblicato, pag. 9 della relazione, è presente una tabella denominata “Analisi del TIR di progetto”, dove vengono esplicitati tutti i flussi di cassa netti che il progetto assorbe e restituisce. Da tali dati è semplice verificare che il tasso di sconto che rende il Valore Attuale dei flussi pari a zero (il che significa che a quel tasso i flussi investiti eguagliano i flussi ricavati) è pari al 8,89%. Ciò significa che non è corretto agire come prospettato dalla analisi pubblicata da un giornale oggi, ossia di calcolare una media aritmetica degli utili ed utilizzare tale parametro per calcolare la redditività. Questo in quanto è fondamentale la distribuzione nel tempo dei flussi finanziari.
10 euro non hanno infatti oggi lo stesso valore di 10 euro che avranno fra quaranta anni. Per tale ragione si calcola il Valore Attuale, ossia si sconta ogni flusso ad un tasso di attualizzazione che rende omogenei dal punto di vista temporale tali flussi. La somma dei flussi attualizzati (positivi e negativi inteso come negativi gli investimenti e positivi le remunerazioni e restituzioni), dà il valore attuale ad un prestabilito tasso di sconto. Il tasso di sconto che rende il valore attuale pari a zero, ossia che rende uguali gli investimenti e le restituzioni e remunerazioni, è anche detto TIR ossia Tasso Interno di Rendimento.
Tale tasso è perfettamente in linea con il mercato, basti pensare che per i periodi di investimento di cui si parla, ad oggi, un investimento in BTP rende più del 3,5%, e pertanto uno spread di circa 5 punti a fronte dei rischi di costruzione, gestione, di reperimento delle risorse finanziarie è abbastanza esiguo.
Quanto alle singole redditività delle componenti di finanza messe a disposizione del privato, ricordando che la struttura finanziaria è a carico del privato che ha il diritto/dovere di ottimizzarla come meglio crede in base alle regole del mercato, le tecniche di finanza di progetto fanno sì che sia possibile utilizzare lo strumento della leva finanziaria. Anche questo cosa significa? Significa che il totale del fabbisogno finanziario, che complessivamente “rende” l’8,89%, viene suddiviso in diverse categorie di rischio, alle quali viene di conseguenza associato un corrispondente tasso di remunerazione. In questo modo è possibile accedere ai mercati finanziari ed ottenere le risorse necessarie. Nel particolare le categorie di rischio sono le seguenti:

* il Finanziamento IVA assume il rischio di rimborso da parte dell’erario del credito IVA, e pertanto viene remunerato ad un tasso del 3,5%, mantenendo in capo alla società (e quindi alla remunerazione dell’equity) i rischi di mancato o ritardato rimborso;

* il finanziamento Senior, che finanzia il progetto scaricandone tutti i rischi sulla parte Equity (rischio costruzione, gestione ecc) e che quindi viene remunerato ad un tasso ridotto del 5% (più alto del precedente in quanto non è un rischio Stato puro);

* l’equity che assume tutti i rischi ed incamera la redditività residua del progetto. Il rendimento effettivo dell’investimento, TIR equity, per Pedemontana è pari al 12,95%. Il dato si ricava facilmente dalla tabella di pag. 10 della relazione al piano economico finanziario, regolarmente asseverato secondo le regole vigenti, e allegato alla lettera B del Terzo Atto Convenzionale pubblicato dalla Regione dopo la sua firma. Ma questa non è comunque la percentuale intascata dagli azionisti poiché, rispettando il codice civile, si possono dividere somme che siano utili effettivi, e quindi vanno confrontate con il conto economico, e deve poi essere detratta la riserva statutaria, pari al 20% del capitale sociale. Tale redditività, pari a circa l’11,6% (calcolata quindi sui dividendi presunti), è un dato assolutamente variabile ed influenzato da tutti i rischi connessi all’operazione. Esempio: se viene applicata una penale e quindi ridotto il canone di disponibilità, le altre fonti di finanziamento non subiscono variazioni e continuano a percepire gli stessi rendimenti, la differenza è tutta scaricata sulla redditività dell’equity.

Idem nel ritardo nella erogazione del canone da parte del concedente non consente una pari traslazione degli impegni con i finanziatori senior o iva, ma tale rischio è coperto in prima istanza dall’equity e quindi dalla sua remunerazione.

In aggiunta, l’andamento del rendimento effettivo dell’investimento, la cui tabella esplicativa – si è detto – è allegata alla convenzione pubblicata dal maggio 2017 sul sito della Regione, non è omogeneo nei 39 anni, e visto il periodo piuttosto lungo, 39 anni appunto, questo non è indifferente. Infatti si va da utili di 50/60 mil di euro nei primi anni di messa in esercizio della Pedemontana, e si arriva oltre i 140 mil di euro, denunciati da alcuni, solamente dal 2044 in poi. Se si considera il testato e sacrosanto concetto fondamentale che un euro oggi non ha il medesimo valore tra 39 anni, durata della concessione, si comprende facilmente che è necessario introdurre il concetto di attualizzazione. Proprio per il 2044 i 136 mil di euro stimati qualora attualizzati valgono 1,8 mil di euro.
Il presente comunicato verrà inviato all’Autorità nazionale anticorruzione, alla Corte dei Conti e all’Avvocatura di Stato.

Immagini tratte dai comunicati stampa della Mostra del Cinema di Venezia; Manifesti strappati, archeologia di pubbliche affissioni. Opera di Massimo Porcelli.

Per la visualizzazione di quesro libretto:
Libretto droni completo a4

La piscina condominiale è a carico dell’amministratore. Sappiatevi regolare.

(di G. Benedetti 24 luglio 2018). La normativa che riguarda le piscine condominiali comprende il Dpr 616/1977 e la legge 833/1978, che individuano, tra le materie di assistenza sanitaria ed ospedaliera, la tutela igienico e sanitaria delle attività sportive e ricreative. Si è poi ritenuto necessario l’intervento normativo costituto dalla Conferenza Stato e Regioni del 16 gennaio 2003.
La Conferenza ha definito la piscina «un complesso attrezzato per la balneazione che comporti la presenza di uno o più bacini artificiali utilizzati per attività ricreative, formative, sportive e terapeutiche esercitate nell’acqua contenuta nei bacini stessi e comprende le piscine pubbliche e private, comprese le piscine condominiali la cui natura giuridica è definita dagli articoli 1117 e seguenti del Codice civile , destinate esclusivamente agli abitanti del condominio e ai loro ospiti».
Le regole della Conferenza Stato-Regioni.
Le indicazioni della Conferenza seguono l’impostazione della normativa di sicurezza sul lavoro in quanto prevede che il responsabile dell’esercizio deve redigere (e osservare e fare osservare le disposizioni lì contenute) un documento di valutazione del rischio contenente l’analisi dei potenziali pericoli igienici e sanitari, l’individuazione dei punti in cui possono realizzarsi tali pericoli e le misure atte a prevenirli, l’individuazione dei punti critici e la definizione dei limiti critici, la definizione del sistema di monitoraggio, l’individuazione delle azioni correttive, le verifiche del piano.
Sono previsti controlli interni della qualità dell’acqua utilizzata a cura del gestore e controlli esterni da effettuare da parte dell’Asl secondo lo schema stabilito dal Dlgs 31/2001.
L’accordo prevede l’irrogazione di una sanzione amministrativa, determinata autonomamente dalle Regioni, al responsabile delle piscine, per l’inosservanza delle prescrizioni igienico sanitarie formulate dall’Asl.
Il dettato della Conferenza del 16 gennaio 2003 è stato recepita dalle Regioni, in particolare in Lombardia dalla Dgr del 17 maggio 2006 n. 8/2552. Il titolare dell’impianto è individuato nell’amministratore condominiale, il quale è tenuto a redigere il piano di autocontrollo e a nominare l’addetto agli impianti tecnologici.
Infine, anche per le piscine condominiali, c’è l’obbligo dell’adozione del servizio di assistenza dei bagnanti per la piscine che abbiano la profondità superiore a 1,40 metri o il volume totale superiore a 300 metri cubi. La frequenza delle analisi sul campo e di laboratorio sull’acqua di vasca deve essere conforme alla norma Uni 10637 e nel caso di approvvigionamento idrico autonomo devono essere effettuati controlli anche su tale acqua.
Le responsabilità
L’esercizio di una piscina può comportare la responsabilità penale dell’esercente , secondo il principio generale di garanzia stabilito dall’articolo 40, comma 2 del Codice penale, per gli infortuni colposamente cagionati ai frequentatori. Inoltre va ricordato il rischio della responsabilità aggravata prevista dall’articolo 2050 del Codice penale per il quale «chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno».
In tale contesto la Corte di cassazione penale (sentenza 18569/2013) ha definito attività pericolosa l’esercizio di una piscina affermando che la piscina costituisce una struttura pericolosa, sia quando è in esercizio, sia quando non lo è: «Nel corso dell’esercizio (…) va assicurata la presenza di personale di salvataggio che sorvegli le attività ginniche o ricreative che vi si svolgono. Quando la struttura non è operativa, la vasca costituisce pur sempre un’entità costituente fonte di pericolo, derivante soprattutto dalla presenza di acqua, in relazione alle possibilità di caduta accidentale e di incongrue iniziative da parte degli utenti della struttura . Pure tale rischio deve essere cautelato in modo appropriato (…). In linea generale (…) pare ragionevole che l ’esercente della struttura delimiti l’area con transenne , barriere o apparati equivalenti che inibiscano l’accesso alla vasca e rendano chiaro, esplicitamente o implicitamente, che la struttura non è in esercizio e ne vietino, quindi , l’uso».
La nuova piscina
La normativa che riguarda le piscine è anche quella edilizia stabilita dal Dpr 380/2001 e la Corte di cassazione (sentenza 26275/2018) stabilisce la necessità del rilascio di un permesso di costruire per realizzare una piscina in condominio. In particolare, la Corte ha dichiarato legittimo il sequestro preventivo di una piscina realizzata in un immobile e priva del permesso di costruire. Il proprietario era stato indagato per il reato di cui all’articolo 44, lettera b), del Dpr 380/2001. La Corte confermava l’assunto del Tribunale per cui , per realizzare la piscina, era necessario il rilascio del permesso di costruire in quanto doveva essere realizzato lo scavo prima del posizionamento del rivestimento in pvc. La piscina, inoltre, non aveva carattere pertinenziale rispetto all’immobile.

Azzalin (PD): “Assurdo il Consiglio sulla Marmolada:  spopolamento e qualità della vita non dipendono dalla modifica dei confini”

“Per affrontare i problemi della Montagna bellunese ci sono già lo Statuto e la Legge 25, inoltre è stato fatto un referendum ad hoc. Basta trasferire le deleghe per le funzioni, non c’è bisogno di alcun Consiglio regionale puramente propagandistico”.
È quanto afferma Graziano Azzalin, esponente dem a Palazzo Ferro Fini, che oggi in Prima commissione ha votato contro la proposta della maggioranza per una seduta straordinaria sulla vetta della Marmolada.
“Non ha senso riunirsi a 3.300 metri per approvare una risoluzione che impegni la Regione a farsi parte attiva presso il Governo per la modifica dei confini. Al di là dei costi, tanti o pochi che siano, è un’assurdità, un uso puramente propagandistico dell’assemblea elettiva. Lo spopolamento della montagna e la qualità della vita dei suoi abitanti non dipendono certo dalla modifica dei confini, così come la chiusura dei Pronto soccorso o la viabilità che va migliorata. La Regione ha modo di incidere davvero con un’azione politica, se non ci riesce, la smetta di mascherare la propria incapacità dietro la propaganda e la retorica venetista. Se si vuole fare un Consiglio straordinario, perché non a Trissino dove il problema dei Pfas ha inciso veramente sulla vita dei cittadini. La Regione – conclude Azzalin – vada là a dire cosa ha fatto e soprattutto cosa farà, dimostri una vicinanza tangibile al territorio senza anacronistici slogan”.

Il Consiglio regionale sulla Marmolada: una decisione da prendere dalla Conferenza dei Presidenti

Ciambetti “L’aula deciderà se fare il Consiglio sulla Marmolada, ma i temi della seduta fuori sede verranno decisi con altro provvedimento”

“Se vogliamo parlare dei problemi della montagna quale luogo migliore della Marmolada”? Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto e proponente assieme ai colleghi dell’Ufficio di presidenza Giorgetti e Guadagnini della proposta di una seduta straordinaria approvata oggi in Commissione per lo svolgimento di una seduta straordinaria dell’assemblea legislativa veneta a Punta Serauta. “Mi sembra si stia facendo un po’ di confusione – ha precisato Ciambetti – oggi la I Commissione doveva semplicemente dare un parere per l’Aula sulla possibilità di svolgere una seduta fuori sede.  I contenuti della seduta saranno oggetto di un specifico provvedimento che verrà messo all’ordine del giorno nel momento in cui la Conferenza dei Presidenti calendarizzerà la seduta fuori sede così come  autorizzata dal Consiglio”. “La Marmolada, la cima più alta del Veneto, è un luogo simbolo – ha detto Ciambetti – e la recente questione sui confini regionali spostati proprio con il passaggio in Trentino del ghiacciaio  con uno degli ultimi provvedimenti del precedente governo è solo uno dei temi, forse quello oggi di maggiore impatto mediatico ma non certo unico. Anzi: avessimo scelto altri luoghi o spazi per discutere delle questioni che affliggono la nostra montagna non avremmo avuto l’eco che già oggi abbiamo e, di conseguenza, l’impatto sull’opinione pubblica, che sottostima le problematiche socio-ambientali dell’abito montano. Chi oggi ci attacca, dimentica che ancora nella scorsa legislatura il presidente Zaia, oltre al sottoscritto, fu il promotore di quella alleanza tra 48 Regioni alpine di 7 stati nata nel 2012 che sarebbe diventata la quarta Macrostrategia comunitaria, Eusalp, strategia comunitaria che ha al suo centro la difesa dell’ambiente, dell’economia e della società Montana. È fondamentale discutere oggi – conclude Ciambetti – di questi temi dalla vetta più alta delle Dolomiti affiancando a questa discussione la valenza del centenario della conclusione della Grande Guerra che proprio su questa cima vide pagine drammatiche. Chi ci accusa di strumentalizzazione inutile con modi della propaganda tenta di nascondere la mancanza di strategia, di argomenti e di risposte per chi dalle Dolomiti alla Lessinia, dagli Altipiani vicentini al Consiglio, ogni giorno deve fare i conti con una realtà sempre più difficile alla quale noi intendiamo dare opportunità positive e concreti motivi di fiducia”.

Marmolada, montagna sacra, enclave dolomitica

Ci rimane la speranza che questa parte della montagna non sia “una contesa di burocrazia speculativa” ma luogo sacro, enclave dolomitica dove un esercito ha combattuto a nome dell’Italia e non di un’autonomia amministrativa. Già che abbiamo perso (come Veneto) Sappada del Comelico superiore e rischiamo di perdere Cortina d’Ampezzo che ci ricatta con sogni irraggiungibili (giochi invernali, olimpiadi, treni, aereoporto, ospedale), neanche che fosse una città metropolitana in forte decrescita demografica, ci rimane il dubbio. La politica è in grado di tamponare le falle?
Per quanto riguarda il programma della quarta Macrostrategia comunitaria, Eusalp, che raggruppa 48 regioni alpine di sette Stati, si dovrebbe incidere di più, visto che sono trascorsi già sei anni dalla nascita dell’euro programma. Il Veneto è una regione che è più della metà del proprio territorio montano, dalle Dolomiti bellunesi alla Lessinia veronese, dagli Altipiani vicentini al Consiglio trevigiano, dovrebbe dimostrare molta più attenzione.

Al via la Venice Summer School: “Il Veneto rimanga tra le sanità migliori al mondo” VD“

L’Observatory Venice Summer School, giunto nel 2018 alla dodicesima edizione, è un corso breve e intensivo. Consiste in una settimana di apprendimento, interazione, studio, discussione e condivisione di esperienze con altri responsabili politici, pianificatori e professionisti della salute per comprendere, discutere di strategie e politiche per migliorare la qualità delle cure. Una cinquantina gli esperti da tutto il mondo che non hanno voluto mancare all’appuntamento.“

OBSERVATORY VENICE SUMMER SCHOOL 2018
“QUALITY OF CARE: IMPROVING EFFECTIVENESS, SAFETY, AND RESPONSIVENESS”
“QUALITÀ DELL’ASSISTENZA: MIGLIORARE L’EFFICACIA, LA SICUREZZA E IL LIVELLO DI SODDISFAZIONE”
SAN SERVOLO, VENICE, 22-28 JULY 2018

L’European Observatory on Health Systems and Policies, in collaborazione con la Regione del Veneto, Area Sanità e Sociale, organizza la 12^ edizione della Observatory Venice Summer School che, come di consueto, si svolgerà a Venezia, presso l’Isola di San Servolo, dal 22 al 28 Luglio 2018.
L’Observatory Venice Summer School 2018 è un corso breve e intensivo. Consiste in una settimana di apprendimento, interazione, studio, discussione e condivisione di esperienze con altri responsabili politici, pianificatori e professionisti della salute per comprendere, discutere di strategie e politiche per migliorare la qualità delle cure.

Periodo: dal 22 al 28 luglio 2018
Partecipanti: Il corso è rivolto a decisori politici di medio e alto livello, dipendenti pubblici e professionisti della Sanità.
Se sei un professionista della Salute, se sei impegnato/lavori nel campo della Sanità e sei interessato a misurare, assicurare o migliorare la qualità delle cure a livello internazionale, nazionale o regionale, allora l’Observatory Venice Summer School è perfetta per te.
Obiettivi:
Comprendere il concetto di base di “qualità dell’assistenza” e le sue varie dimensioni, nonché gli strumenti per misurare e confrontare la qualità;
Fornire esperienze nazionali basate sull’evidenza, sull’utilizzo di indicatori diversi e modelli innovativi per assicurare e migliorare l’assistenza;
Sistematizzare e interpretare l’efficacia degli indicatori di qualità dell’assistenza quali i percorsi basati sull’evidenza, accreditamento, audit e feedback, misure di sicurezza del paziente, rendicontazione pubblica o pay-for-quality;
Rivedere come tali indicatori possano essere inseriti nell’ambito di strategie nazionali per consentire ai sistemi sanitari di adempiere al loro ruolo e migliorare continuamente le loro prestazioni.
Perché la qualità dell’assistenza?
La maggior parte delle parti interessate e dei decisori politici ritengono di lavorare per migliorare la qualità dell’assistenza. Tuttavia, quando le differenti parti interessate trattano il tema della valutazione della qualità in sanità, al fine del suo miglioramento, è possibile che intendano cose diverse trattandosi di un concetto multidimensionale. Inoltre, ci sono più strategie che possono contribuire al processo di miglioramento della qualità, nei diversi ambiti di intervento, ognuna con specifiche sfide da affrontare. Non sorprende che ci sia un continuo e talvolta acceso dibattito sul significato da attribuire al concetto di qualità in sanità e sulle modalità per migliorarla.
L’Observatory Venice Summer School 2018 si pone l’obiettivo di promuovere tra i responsabili politici di alto e medio livello, i professionisti medici e non della Sanità, gli operatori sanitari e le Associazioni dei pazienti l’individuazione, lo studio e l’approfondimento di concetti, strategie e strumenti idonei a garantire e migliorare la qualità delle cure del sistema sanitario a tutti i livelli e sotto molteplici punti di vista.
Gli argomenti più importanti trattati dal corso intensivo di una settimana includono:

  • Cos’è la “qualità dell’assistenza”? In che modo organizzazioni differenti definiscono la qualità? Quali sono le diverse dimensioni della qualità?
  • Come si può valutare la qualità dell’assistenza? Quali indicatori esistono per valutare le prestazioni sanitarie utilizzando le dimensioni rilevanti della qualità? Quali fonti di dati sono disponibili e/o necessarie?
  • Quali sono le azioni/strumenti/criteri chiave per assicurare e migliorare la qualità dell’assistenza? Quali sono le caratteristiche delle diverse metodologie valutative? Cosa sappiamo della loro efficacia (comparativa)? Quali sono i possibili svantaggi? Quando e quale strategia usare?
  • Quali sono le tendenze future, le sfide chiave e le scelte politiche da adottare per migliorare la qualità dell’assistenza nei diversi sistemi sanitari?
  • Come possono essere identificate e implementate le azioni più adatte per una strategia di qualità in un dato contesto nazionale?

Caratteristiche: il corso della durata di sei giorni comprende sia l’insegnamento formale, sia quello informale ponendo al centro le esperienze pratiche dei partecipanti. Un approccio altamente partecipativo caratterizza il lavoro di gruppo incentrato su specifiche tematiche, presentazioni dei partecipanti, tavole rotonde e gruppi di discussione. I lavori sono coordinati da un team multidisciplinare di esperti con il compito di guidare nell’analisi, implementazione e valutazione della definizione, misurazione e miglioramento della qualità dell’assistenza. I partecipanti al corso potranno condividere le loro opinioni e ottenere informazioni da importanti organizzazioni internazionali tra cui la Commissione europea, l’OCSE e l’OMS, nonché le organizzazioni professionali e governative competenti in ambito sanitario. Potranno inoltre partecipare a political dialogue con importanti responsabili politici. Rientra nella tradizione della Summer School la condivisione dell’apprendimento e la costruzione di reti durature al fine di contribuire al processo decisionale basato su dati concreti e incoraggiare il dibattito sulla politica sanitaria europea sollevando questioni chiave.

MODULO A: Definizioni e dimensioni della qualità
Questo modulo fornisce le basi per giungere a una interpretazione unica e condivisa del concetto di “qualità dell’assistenza” tra organizzazioni internazionali, paesi e aree di cura affrontando domande quali:

  • Che cos’è la “qualità dell’assistenza”? Una definizione operativa;
  • Quali sono le diverse dimensioni della qualità?;
  • La nostra comprensione della qualità varia a seconda dell’area di cura e del paese?

MODULO B: Valutazione della qualità
Questo modulo prende in considerazione gli strumenti utilizzati per misurare le diverse dimensioni della “qualità delle cure” proponendo altresì approcci metodologici per adottarli a livello locale, nazionale e internazionale:

  • Concetti e fonti di dati a livello nazionale per confronti internazionali;
  • Valutazione della qualità a livello di fornitore e di servizio;
  • Come garantire validità, affidabilità e capacità d’azione degli strumenti di valutazione della qualità;
  • Quale infrastruttura dati è necessaria?.

MODULO C: Efficacia delle strategie di qualità
Questo modulo affronta le varie strategie utilizzate per contribuire a un miglioramento della qualità delle cure. Un certo numero di strategie/azioni saranno affrontate in dettaglio – ciascuna in relazione alle seguenti domande:

  • Quali sono le strategie/azioni chiave per assicurare e migliorare la qualità dell’assistenza? Quali sono le loro caratteristiche?;
  • Cosa sappiamo sull’efficacia (comparativa) di queste strategie per migliorare la qualità dell’assistenza? Quali sono i possibili effetti negativi?;
  • Quale mix di strategie a livello clinico, di servizio e di sistema funziona meglio?

MODULO D: Politiche attuali e tendenze future
Questo modulo discute le implicazioni complessive per i paesi e le organizzazioni internazionali relativamente alle loro politiche attuali e future:

  • In che modo le varie strategie possono essere combinate in una strategia di qualità nazionale? Quali fattori contribuiscono ad assicurare il successo di tali strategie?;
  • Quali sono le tendenze future, le sfide chiave e le scelte politiche per migliorare la qualità dell’assistenza nei diversi sistemi sanitari e a livello internazionale?;
  • In che modo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), le tecnologie e le metodologie di analisi di dati massivi (Big Data) e l’Intelligenza Artificiale possono migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria?.

Accreditamento: la Summer School ha fatto domanda all’European Accreditation Council for Continuing Medical Education e si prevede che la partecipazione sarà considerata uno sviluppo professionale continuo in tutti gli Stati membri dell’UE – “Continuous Professional Development’ (CPD)”.
Organizzazione: la Summer School è organizzata dall’European Observatory on Health Systems and Policies, dalla Regione Veneto, dalla Commissione europea e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), con la partecipazione speciale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Iscrizione: la Summer School si rivolge a responsabili politici, nonché a professionisti della Salute medici e non. È rivolta a tutti coloro che svolgono funzioni decisionali o attività di consulenza in un contesto governativo/non governativo – ad es: ministeri, istituti di sanità (pubblici), organismi di regolamentazione o di finanziamento, fornitori e associazioni professionali – coinvolti nello sviluppo e nella promozione di politiche sanitarie a livello regionale/nazionale/europeo.
La Summer School è rivolta anche a tutti coloro che, a vario titolo, svolgono la propria attività nell’ambito dell’assistenza sanitaria e sono interessati ad approfondire la tematica della qualità delle cure.
Le domande possono pervenire da tutti i 53 Stati membri della Regione Europea dell’OMS. Il programma sarà adattato, per quanto possibile, agli interessi e alla formazione specifica dei partecipanti. Se c’è disponibilità di posti, saranno presi in considerazione anche partecipanti provenienti da Paesi extra Regione Europea dell’OMS.
Per partecipare alla Summer School è necessario presentare apposita domanda (compilando l’application form) con allegato il proprio Curriculum Vitae e una foto. La scadenza per le domande è il 16 maggio 2018.

Il costo complessivo è pari a euro 2.260,00 (comprensivo di frequenza delle lezioni, tavoli di lavoro/dibattiti di alto livello, materiale didattico, vitto e alloggio di 6 notti, trasferimento da/per l’aeroporto, utilizzo mezzi pubblici per raggiungere la sede dell’iniziativa formativa).
Ai partecipanti delle Aziende/Enti del Servizio Socio-Sanitario della Regione del Veneto è applicata una tariffa di partecipazione agevolata di importo pari ad euro 1.200,00 (application form per il personale delle Aziende Sanitarie RV)

Università: la Summer School coinvolgerà un gruppo di esperti, docenti universitari e facilitatori di organizzazioni e centri internazionali competenti e sarà guidata da:

  • Reinhard Busse (direttore) responsabile dell’European Observatory on Health Systems and Policies sede di Berlino presso l’Università tecnica di Berlino;
  • Niek Klazinga (co-direttore) OCSE e Academic Medical Center / Università di Amsterdam.

Preparazione:
Il corso richiede una preparazione di base relativa alla materia trattata.

Altre informazioni:
La Summer School prevede: Un programma sociale attivo, nella suggestiva citta di Venezia, per facilitare il networking.

I corsi saranno tenuti in lingua inglese.
Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sul programma e docenti:www.theobservatorysummerschool.org

Per informazioni e iscrizione:
dott.ssa Camilla Ziani (European Observatory) tel. 041 2793552
dott.ssa Roberta Martini (Regione del veneto) tel. 041 2793877
sig.ra Patrizia Bortolozzo (Regione del Veneto) tel. 041 2793552

Vi aspettiamo numerosi a Venezia!
Observatory Venice Summer School 2018 Team
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Summer School 2018:

Workshop di approfondimento a Palazzo Cavalli Franchetti

Nell’ambito della XII edizione dell’“Observatory Venice Summer School”, la Regione del Veneto – Area Sanità e Sociale organizza, in collaborazione con l’European Observatory on Health Systems and Policies, un Workshop di approfondimento sulla tematica della qualità dell’assistenza sanitaria, con la partecipazione di esperti e professionisti del settore sanitario di rilievo nazionale ed internazionale, dal titolo:

Improving the quality of care through the international comparison
Migliorare la qualità dell’assistenza attraverso il confronto internazionale

24 luglio 2018, ore 15:00 – 19:30
Venezia, Palazzo Cavalli Franchetti

Oggi alle 16 al Ministero degli Affari regionali a Roma avvio formale dei negoziati per l’intesa sull’autonomia del Veneto

Oggi 18 luglio, alle ore 16, al Ministero degli Affari regionali, in Via della Stamperia 8 a Roma, le delegazioni trattanti della Regione e del Dicastero avvieranno formalmente i negoziati per l’Intesa sull’autonomia del Veneto ex articolo 116, terzo comma, della Costituzione. La delegazione del Veneto sarà guidata dal Presidente Luca Zaia.

Autonomia del Veneto con una legge delega entro l’anno. E’ quanto emerge dall’incontro a Roma a Palazzo Chigi tra il governatore del Veneto Luca Zaia e il neo ministro per gli Affari regionali Erika Stefani.
Sull’autonomia regionale «siamo convinti che si possa arrivare a un’intesa in Parlamento, portando una legge delega che potrebbe essere approvata entro la fine dell’anno a cui seguiranno i decreti attuativi», ha detto Zaia che aggiunge: «Noi siamo corretti: chiediamo le stesse cose chieste al centrosinistra».
Il cronoprogramma raccontato dal ministro e dal governatore veneto parla chiaro: una legge delega «leggera», come ha tenuto a sottolineare Zaia, comprendente tutte e 23 le materie, con una dead line che la stessa Stefani ha confermato essere fine anno. «Alla luce del buon lavoro fatto dalla regione Veneto, che mi è stato prospettato oggi, stabiliremo una nostra delegazione trattante, per cui una volta instaurati i tavoli tecnici auspico che si possa avere entro la fine dell’anno la firma di un’intesa», ha riferito il ministro.
Chiarendo un punto delicato, che peraltro aveva caratterizzato un velato braccio di ferro tra l’ex sottosegretario Gian Claudio Bressa (estensore, è bene ricordarlo, del terzo comma dell’articolo 116 della Carta durante la riforma del 2001) e più di un governatore: «rispetto al trasferimento delle competenze dovrà corrispondere un trasferimento delle risorse e della copertura», ha precisato Stefani dopo il faccia a faccia con Zaia.
Chiedendo la piena operatività su tutte e 23 le materie, ha ribadito oggi Zaia, «confermiamo in tutto e per tutto il nostro progetto iniziale. I costi sono affrontabili, anche perché il Veneto è una regione assolutamente virtuosa, cosa che è sotto gli occhi di tutti. Poi voglio ricordare che ci sono 30 miliardi di sprechi che sono un terzo dell’interesse sul debito pubblico, che invece dovrebbero essere dettagliati e dedicati a questi progetti di riforma».
Al confronto di oggi con il Veneto ne seguirà un altro con la Lombardia, giovedì prossimo; la settimana prossima toccherà poi a Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, governatori di Emilia Romagna e Liguria.

Autonomia del Veneto con una legge delega entro l’anno per decreti attuativi

Il presidente Luca Zaia incontra il ministro Erika Stefani per l’autonomia del Veneto

Zaia scrive a Gentiloni: aspettiamo data per discutere della proposta di legge statale n.43